Via il volante, arriva la macchina a guida autonoma

Furono i francesi i primi a chiamarla “automobile”- che si muove da sè: era il 1876 e il termine derivava dal greco antico “autos” e “mobilis”. E oggi potremmo dire che i francesi ci abbiano davvero visto lungo, dato che meno di 200 anni dopo, la macchina che si “muove da sè” è quasi una realtà.

Martin Duncan, Responsabile della divisione Driver Assistance di STMicroelectronics, leader globale nei semiconduttori, ci racconta il cuore pulsante di questo miracolo tecnologico.

Martin: Le componenti fondamentali che un’auto deve avere per poter guidare in autonomia sono essenzialmente tre in ordine di importanza: telecamere, radar e altri sensori, oltre ad una potenza di calcolo almeno 10 volte superiore a quella attuale. Molte auto sono già oggi equipaggiate di moltissimi sensori con scopi diversi (dai 60 ai 100, in base al modello) e la “guida assistita” è una realtà già molto diffusa (si pensi alla frenata di emergenza autonoma, alla correzione in caso di sbandamento, al controllo della velocità, al parcheggio assistito…). Ma il vero salto si farà quando le auto saranno dotate di telecamere multiple in grado di elaborare tutte le informazioni presenti sulla scena, in pratica cioè quando saranno in grado di sostituire l’occhio umano per garantire una guida confortevole e sicura. Ecco rappresentato graficamente il passaggio dall’auto del presente all’auto del futuro:

 

 

Dove saranno piazzate le telecamere sull’auto a guida autonoma?

Martin: Fondamentali le telecamere davanti all’auto (mono o tri-focale), in grado di rilevare oggetti di fronte (altre auto, pedoni che attraversano, semafori) e leggere i cartelli stradali, supportate da 3 telecamere su ciascun lato (per “leggere” la realtà del bordo strada, cartelli, oggetti ecc.), una posteriore (parcheggio e visione posteriore) e una interna. Quest’ultime sono in grado di gestire le preferenze di guida del singolo automobilista. Questi viene infatti “riconosciuto” una volta seduto, il che permette al sistema di personalizzare automaticamente i parametri relativi a posizione specchietto e inclinazione sedile, preferenze musicali, velocità media, ecc..Inoltre la telecamera interna riesce a “leggere” segnali di stanchezza dell’automobilista (osservando gli occhi) e conseguentemente attivare misure di prevenzione (come la frenata di emergenza), oltre a controllare il comportamento dei passeggeri, magari bambini, sui sedili posteriori e attivare allarmi in caso di anomalie. La qualità delle immagini per tutte le telecamere montate sull’auto a guida autonoma è simile a quella delle telecamere sui cellulari, che vanno dai 2 ai 7 megaPixel. In particolare, ST è in fase di campionamento di alcuni sensori di ultima generazione che permetteranno di catturare la scena senza disturbi causati dal flicker dei LED.

Con chi state lavorando per lo sviluppo di queste telecamere?

Martin: Con oltre 30 anni di esperienza nel settore automotive (oggi si stima che l’80% di tutte le innovazioni nell’automobile sia direttamente o indirettamente abilitato dall’elettronica), dal 2004 collaboriamo con Mobileye, azienda israeliana (ora di proprietà di Intel), leader globale nella tecnologia cosiddetta “vision-safety”, che per prima ha saputo cogliere le potenzialità della mono-camera a supporto del veicolo autonomo. Grazie alla qualità dei sensori ST e allo sviluppo della tecnologia di Mobileye, un veicolo dotato di questo tipo di telecamere è oggi in grado di riconoscere il pericolo, elaborarlo e prendere una decisione (freno, accosto e mi fermo) in tempi rapidissimi. Il segreto è il System-on-Chip EyeQ4® che, otto volte più potente rispetto alla generazione 3, gestisce la fusione dei dati dei sensori ad alta risoluzione nei veicoli autonomi. In pratica il responsabile dell’elaborazione e interpretazione di input dai sensori di visione e di localizzazione. I nuovi modelli lanciati nel 2018 con questi sistemi a bordo hanno raggiunto quota 78.

Che tipo di riflessioni si stanno facendo dal punto di vista dei protocolli di funzionamento dell’auto a guida autonoma, oltre che legislativo, di sicurezza e di gestione dei dati e della privacy?

Martin: l’avvento dell’auto a guida autonoma porterà senz’altro un cambio culturale che coinvolgerà tutto il sistema sociale: cambierà sì la mobilità ma con essa anche l’economia, il lavoro, le città. Sarà necessario un approccio armonizzato in termini di definizioni giuridiche e tecnologiche condivise, come quelle di veicolo connesso, guida autonoma, livello di automazione del veicolo, informatizzazione del traffico, infrastrutture stradali digitalizzate. Da questo punto di vista Mobileye è senz’altro molto avanti, avendo iniziato a lavorare sul tema per prima. Occorre poi definire un quadro regolatorio comune fra Paesi diversi, modificando e adattando i codici nazionali della strada e le leggi in materia. Vanno identificati i requisiti tecnologici che devono avere le infrastrutture fisiche (strade, autostrade, segnaletica relativa) e avere un quadro preciso dello stato della tecnologia e delle future evoluzioni. Non meno importante sarà il trattamento della privacy e dell’immane quantità di dati raccolti e gestiti, nonchè della gestione della loro sicurezza da attacchi incontrollati.

È possibile fare una stima del mercato che sarà? E soprattutto, l’auto a guida autonoma, quanto costerà al consumatore?

Martin: Molte case automobilistiche e OEMs hanno già annunciato investimenti miliardari sulla tecnologia per l’auto autonoma (fra cui Honda, Audi, Ford, Toyota e Bosch). E fanno bene, perché le stime di IHS Markit per le vendite globali di auto a guida assistita toccano i 72,5 milioni nel 2023 (erano 24 milioni nel 2015), mentre le auto a guida autonoma toccheranno i 21 milioni nel 2035. Circa il costo, un dato interessante è emerso dal recente studio CapGemini sull’auto a guida autonoma, secondo il quale il 56% degli intervistati è disposta a pagare fino al 20% in più per un’auto a guida autonoma, rispetto ad un’auto a guida tradizionale. Vista da altre prospettive, i Millennials e coloro che vivono nei centri urbani sono disposti a pagare fino al 15% e 13% in più rispettivamente.

Insomma, prima di rinunciare al volante e vedere sulle nostre strade scorrere le auto senza automobilisti ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma il percorso è tracciato e ben prima dello scadere dei 200 anni dalla nascita del termine francese, l’oggetto che si muove da sè sarà parte della nostra vita quotidiana.

 

 

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