Ingegneria al servizio dell’agricoltura

Al via al Politecnico di Torino il corso di laurea magistrale in Agritech Engineering.

Sensori, microchip, Internet of Things, Intelligenza artificiale, meccatronica, tutto al servizio della coltivazione nei campi. “Tornare alla terra, ma da super ingegneri” è la frase che riassume l’essenza del nuovissimo corso di laurea magistrale in “Agritech Engineering” che ha preso il via a ottobre 2023 al Politecnico di Torino, il primo in Italia così specifico e tutto in lingua inglese. Obiettivo: formare ingegneri che abbiano una visione d’insieme dell’applicazione delle nuove tecnologie alla produzione agricola. Sono venti gli studenti che frequentano il corso di studi, in prevalenza stranieri. «Un numero perfetto, né troppo piccolo né troppo grande, un successo oltre le aspettative», chiosa il professore Danilo Demarchi, deus ex machina della laurea biennale che punta a mettere l’ingegneria elettronica al servizio dell’agricoltura. 

L’idea
Danilo Demarchi

«L’idea del corso di laurea risale a tre anni fa, e nasce proprio dalla mia ricerca», racconta Demarchi, professore ordinario presso il dipartimento di Elettronica e telecomunicazioni con un ampio curriculum di ricerca sull’applicazione di microchip e nanotecnologie alla biomedica e all’agricoltura. «Come ingegnere elettronico – prosegue – ho cominciato dal 2017 a lavorare su queste tecnologie e già sin dal primo workshop FoodCAS (Circuiti e sistemi per la catena alimentare) ho  riscontrato grandissimo interesse a livello internazionale sulla necessità di usare l’elettronica in agricoltura. Tema su cui ho costruito la Conferenza AgriFood and Electronics (CAFE). Ma coniugare la tecnologia al settore primario è una necessità che riguarda vari ambiti, non solo l’elettronica. Quest’ultima consente di ottimizzare risorse e risultati grazie ai moderni sensori, all’elaborazione e analisi dei dati e al machine learning ad esempio. Ma poi c’è la scienza dei materiali, come quelli che permettono di recuperare energia dal terreno con le fuel cell, ci sono i droni che consentono monitoraggi dall’alto sulle produzioni e così via, vale per la meccanica e la meccatronica».

L’esigenza da soddisfare

Lo scenario, dunque, è quello di un’agricoltura che, soprattutto in questa fase di cambiamenti climatici, ricorrerà sempre di più alla scienza e alle tecnologie per risparmiare acqua, ottimizzare l’uso di fertilizzanti e pesticidi, ottenere quantità e qualità impiegando più oculatamente le risorse. Per diventare giocoforza più sostenibile e, in parallelo, sgravare gli operatori da alcune funzioni, consentendo loro di impiegare il proprio tempo lavorativo su altro.

 

Insomma, c’è già un “environment” tecnologico pronto a mettersi al servizio degli agricoltori, ma dai feedback raccolti dallo stesso Demarchi le aziende agricole spesso hanno difficoltà non solo a utilizzare le tecnologie, ma anche a selezionare quelle che fanno al loro caso specifico. «Ecco perché – prosegue il professore – la nostra laurea propone una soluzione a questa esigenza: formare un ingegnere multidisciplinare che abbia una visione completa delle tecnologie disponibili per l’agricoltura, con tutte le competenze di base necessarie per supportare le imprese dall’interno o dall’esterno sia nella scelta sia nell’applicazione».

Gli studi

Il corso è rivolto principalmente agli ingegneri civili e ambientali, dell’informazione, industriali, laureati in scienze e tecnologie fisiche ma è aperto a tutti, e prevede un primo semestre di integrazione delle conoscenze di ingresso degli allievi; al secondo semestre si cominciano a trattare le applicazioni specifiche al mondo agritech: sensori, trasmissione dei dati, IoT, meccanica e gestione delle risorse idriche applicate in agricoltura, e così via. Nel terzo si apprende come governare tecnologie e innovazioni in un’azienda, aspetti legati a leggi e sicurezza, gestione degli scarti, monitoraggio delle coltivazioni e utilizzo della meccatronica. Infine, il quarto semestre è dedicato a tirocini e tesi. 

Tirocini e lavoro

I tirocini sono una chiave di volta. E sono tante le aziende partner del corso di laurea pronte ad ospitare i futuri ingegneri agritech, ma anche pronte a offrire i propri esperti per tenere seminari ad hoc durante gli studi. «L’8 marzo – annuncia Demarchi – a Torino è in programma un talk in cui le aziende partner si presenteranno e racconteranno dove inserirebbero l’ingegnere agritech agli attuali studenti del corso di laurea e a tutti quelli che frequentano l’ultimo anno delle triennali di Ingegneria. Gli sbocchi lavorativi: i futuri ingegneri agritech potranno lavorare all’interno di grandi aziende o multinazionali che già offrono supporto agli agricoltori. O come figure interne ad imprese agricole di una certa dimensione, magari lavorando fianco a fianco con gli agronomi. In aziende più piccole riunite nelle organizzazioni di produttori o in cooperative l’ingegnere agritech potrebbe diventare una figura professionale utilissima e condivisa. Ma c’è anche il panorama delle start-up focalizzate su nuove linee di prodotti per l’agricoltura, che potrebbero avere bisogno di ingegneri agritech. “

I partner

Molte aziende collaborano alla costruzione del percorso, in campi quali la meccanica, la produzione agricola, l’informatica. STMicroelectronics, che ha una sede operativa anche all’interno del Politecnico torinese, è un  importante riferimento per l’elettronica.

Roberto La Rosa

«L’Agritech è un tema che ci interessa molto – spiega Roberto La Rosa, ricercatore di ST che da anni si occupa di sistemi energeticamente autonomi e sensori smart wireless a basso consumo – e già da anni con il professore Demarchi condividiamo ricerche. Al momento, un suo dottorando ospite nel sito ST di Catania è impegnato in un training di ricerca sui nostri prodotti e le nostre applicazioni di cui entrambe le parti sono orgogliose. Da questa  solida comunità di intenti sono nate due  bellissime collaborazioni: una è il corso di laurea in Agritech Engineering, l’altra riguarda la rivista scientifica “IEEE Transactions on agrifood electronics”, della quale il professore mi ha chiesto di essere uno degli associate editor. ST sicuramente ospiterà tirocinanti del corso; per noi sarà importante conoscere e selezionare i talenti che vengono fuori da questo percorso di studi e dal Politecnico di Torino. L’agritech – conclude La Rosa – è una grande opportunità e non parlo solo dell’industria o della ricerca, parlo proprio di noi essere umani. La missione di ST coi nostri prodotti è dare “valore aggiunto” agli agricoltori senza richiedere “lavoro aggiunto”, sollevandoli da alcuni compiti. La nostra ricerca sui sensori, ad esempio, mira a renderli sempre più utilizzabili con facilità senza la necessità di risorse aggiuntive di energia». 

 

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